Il tempo (T) è una variabile non trascurabile nella dinamica delle comunicazioni.
Una comunicazione costretta in un tempo troppo breve si impone delle scorciatoie non sempre adeguate a raggiungere lo scopo. Una comunicazione diluita in un tempo troppo lungo può finire col confondersi e perdere le sue proprie tracce.
A priori nessuno sa quale è il tempo giusto, agli attori è lasciata la somma responsabilità di scegliere quanto approssimare piuttosto che quanto aspettare ancora.
L’azione dell’uomo sul tempo, in particolare quello altrui, invece è diventata scienza.
Ti faccio fretta e così ti rendo incapace di capire quel che succede. L’era del Just-In-Time racchiude in sé il germe della scemenza. Fa credere che si possa essere Dio (questa volta maiuscolo) perché si può tutto in qualsiasi momento, in realtà così si costringe la comunicazione in ambiti a lei impropri e la si spinge a seguire dei percorsi che altro non fanno che nascondere ciò che è avvenuto.
La fretta favorisce la definizione alla descrizione. Definire significa possedere (dal punto di vista della conoscenza) e, forzato dallo scandire del tempo, ciò che è rapporto si fa giudizio e la realtà si astrae.
Siamo più portati a giudicare che a capire, e questo è frutto di un consapevole lavoro sul tempo che è stato consapevolmente agito.
Quello del Tempo è uno dei paradigmi che si è più fortemente potuto/voluto modificare nel mondo nuovo.
Sono abituato e felice di pensare che posso avere dei pomodori da luglio a febbraio e da febbraio a luglio. Sempre.
Supponiamo di avere della tecnologia che ci permette di inscatolare il tempo della comunicazione, ossia quello della percezione del reale, non per conservarlo, beninteso, ma per comprimerlo. Annullare il tempo della comunicazione sembra volersi portare con sé la necessità di annullare il tempo necessario ad elaborare la risposta: il tempo della riflessione.
Se ricevo in tempo zero un messaggio da chissà dove posso sentirmi costretto a rispondere con la stessa celerità. Confondo così il mezzo della comunicazione con la comunicazione stessa (cosa non originale) ma soprattutto mi inguaio perché rispondo affrettatamente la cosa sbagliata.
Credo, con le mie risposte, di essere come il supermercato, di fare felice gli altri come lui fa felice me coi pomodori, ci sono sempre e subito.
Posso consolarmi che essendo tutto avvenuto in un tempo molto breve è un errore che si recupera in fretta e così parte il treno che va alla ricerca del significato passando per tante piccole stazioni.
Oppure qualcuno può pensare di accelerare artatamente il tempo del metronomo e (potendolo) impone un costante stato di emergenza.
L’emergenza è fretta e la gatta frettolosa genera gattini ciechi. Il gioco è fatto.
tommaso, 22 aprile 2010