Domitilla Pirro – “Nati nuovi, l’apocalisse dei ragazzini“
Effequ, maggio 2021, Milano
Capita comunemente, ai giorni nostri, di condividere tristi considerazioni sul gap generazionale che ci separa dai più Nuovi.
Capita come è probabilmente capitato sempre.
Questi ragazzi, che non conoscono la storia, che si contentano di cacofoniche litanie spesso, per fortuna, indecifrabili. Questi che si direbbe non c’è la faranno mai. Quel punto lontano laggiù…
Noi Grossi (taluno lo è anche di fatto), nel pieno di una matura sensibilità, biasimiamo spesso amaramente simili squarci nella continuità delle esistenze. I più benevoli si limitano a scuotere la testa mentre flotte di determinati dedicano anima e corpo a dar vita a eventi, laboratori, attività di sociale utilità, allo scopo di riportare il gregge smarrito all’ovile della conoscenza e della responsabilità.
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L’amore è un sentimento che impara presto a parlare lingue inconosciute, anche le più difficili. Albergando nei sogni di ciascuno, usa per manifestarsi miliardi di declinazioni, inusitati accenti, parole sorprendenti. L’amore è fatto per stupire.
Nulla quanto il sogno amoroso sa unire punti lontani e fa convergere linee parallele.
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2/6/2021, ore 17.30 circa – RAI Radio3, Farenheit, il libro del giorno
Loredana Lipperini intervista Domitilla Pirro: l’Autrice.
«Questa sparizione degli adulti che c’è ne “Il signore delle mosche” di Golding, come è in romanzi più vicini a noi, come “Battle Royale” ma anche in “Hunger games”, dove il mondo adulto sparisce proprio ed è qualche cosa che accade anche in “Anna” di Niccolò Ammanniti, ma secondo lei perché diviene così frequente questa necessità narrativa di cancellarli, gli adulti?»
«Perché sono inefficaci»
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Un’amica a cui ho segnalato la trasmissione mi chiede:
«Chi scrive è un bambino? Perchè risponde con le terza persona plurale?»
Bella domanda. No, Domitilla (una menzione fuori gara ai suoi genitori per un nome tanto azzeccato) non è una bambina, è innamorata.
Quella di “Nati nuovi” è una strana storia in cui si ha a che fare, sì, anche con una vicenda d’amore ma che soprattutto è scritta con le parole dell’amore che l’autrice ha per quel punto lontano lontano, oltre il gap generazionale.
Per delle ragioni, ma soprattutto con dei mezzi, che lasciamo scoprire al lettore, il Palmo, ossia
- Vera, età 12
- Ari, età 4/5
- Gec, età quasi 11
- Lena, età 11
- Rica, età la stessa di Lena
- Gabri, età 10
prende corpo affrontando una vicenda indiscutibilmente traumatica e nuova senza nessuno a cui dover (ops, poter) chiedere un consiglio.
Così Domitilla ci spara nella testa di questi bambini e ci mostra come si vede il mondo con i loro occhi. Siamo prima del “principio di causa ed effetto”, ben al di qua di ogni consapevole “prospettiva di cambiamento” mentre paura e dolore, amicizia e cura sono quel che sono, elementi naturali, privi di alcuna sovrastruttura. Siamo dove i cuori possono essere due, e uno è dentro il ginocchio.
Ci deve essere voluta una bella forza e una grande passione per scrollarsi di dosso tutta la retorica della ragione per portarci sulla vena aperta della crescita e della conoscenza.
Ribaltando i ruoli della narrazione si riesce a leggere quanto inefficaci, appunto, sappiano essere gli insegnamenti dei Grossi, e quanto male possano arrivare a fare. Si impara a non sottovalutare e, anzi, a portare rispetto per delle prospettive a noi molto lontane.
Il trauma che avvolge la vicenda non riesce però a dominarla (la parola dominio non è, infatti, nel vocabolario dei Nuovi), piuttosto l’accompagna, lasciando spazio ad una crescita nelle cose tutte, belle e brutte.
L’amore di Domitilla per quelle creature (che sono un po’ come quel che nascondiamo tra gli ospiti dei nostri sogni) ci aiuta a riconoscerle e in parte a conoscerci ancora. Le sue parole crude sono la lingua universale delle esistenze, e delle loro fini.
Forse è così che deve essere, forse è così che quando deve succedere succede. Una necessaria dose di dolore che lascia spazio ad un mondo nuovo, diverso. Il cambiamento.
ommot 27/7/2021
La puntata di Farenheit con la chiacchierata tra Lipperini e Pirro si può riascoltare qui