Come faremo a spiegare che il crescente pattugliamento del territorio da parte della forza pubblica fa male?
Come faremo a spiegare che i ragazzi – soprattutto i ragazzi – e gli stranieri – soprattutto gli stranieri – sono costantemente vittime dell’arroganza, della protervia e della violenza verbale e talvolta anche fisica di agenti impegnati in ronde che hanno lo scopo di prevenire qualcosa che anche a loro sfugge?
Come faremo a dire ad un giovane tunisino di 15 anni, in Italia senza genitori, ospite di una comunità, che ‘in questo periodo la polizia sta prendendo di mira in particolare i tunisini’ e che quindi è meglio che non frequenti quelli che sono gli unici luoghi di aggregazione in città? Con che faccia lo diremo senza saper pensare alcuna alternativa?
Come insegneremo ad un giovane, di qualsiasi nazionalità, che se gli agenti gli mettono le mani nelle mutande o se li minacciano di una perquisizione integrale “nel bagno del bar qui vicino” non deve (a) incazzarsi né (b) spaventarsi “troppo”, perché non si può vivere nella paura?
Chi ci ascolterà quando proveremo a dirlo?
Quanti capiranno la gravità della cosa?
L’influencer si lamenta perché il suo amico è stato derubato, il sindaco risponde chiedendo ed ottenendo che siano aumentate di 500 unità le forze dell’ordine, questo è il teatro in cui viviamo.
Chi capirà che così ci si sfracella contro un muro?
Che in questo modo si fa e ci si fa molto ma molto male?
ommot 13 ago 2022
Grido d’allarme, da Prima Pagina, Rai3, 11 agosto 2022