Incontri troppo ravvicinati

Sul tema delle violenze di Polizie e Carabinieri esiste un bel libro:

Incontri troppo ravvicinati
Polizia, abusi e populismo nell’Italia contemporanea
di Vincenzo Scalia

ed. ManifestoLibri, 2022

Argomenta l’esistenza di una implicita contraddizione tra l’uso esclusivo della forza (che lo Stato avoca a sé per affidarla all’Esercito e agli organi responsabili della cosiddetta Pubblica Sicurezza) e uno Stato di Diritto dove l’esercizio delle scelte è teoricamente universalmente distribuito grazie agli strumenti delle istituzioni democratiche.

(di)Mostra le dinamiche relazionali interne ai corpi che generano contraddizione tra una ‘identità interna/privata’ delle FdO legata all’operatività, fatta di cameratismo e complicità, e il suo coniugio con una ‘identità esterna/pubblica’ legata alla comunicazione che si fonda su una missione sociale di mantenimento dell’ordine e sicurezza.

Si aggiunga, e il libro lo nota, che lo Stato moderno, basandosi sul diritto alla proprietà [NdR: dei beni ma, cosa più interessante, dei mezzi di produzione, come sottolineava giustamente Marx], fa dei gestori dell’Ordine Pubblico primariamente dei protettori della stessa e quindi li mette oggettivamente in contrasto perlopiù con chi, per motivi economici, culturali o politici, con questa proprietà non ci azzecca (come i poveri, i rom, anarchici e comunisti e oggi anche i giovani e, sottolinea Scalia, “il popolo della notte” i cui rapporti con la Società si sono ultimamente abbastanza incrinati). Si genera così una sorta di ‘nemico interno’ che, in nel vigente spirito panpenalista, non può che diventare sempre più tale. L’escluso, per sopravvivere, impara a vivere e praticare l’esclusione, reificando in questo modo l’immaginario del suo aguzzino.

Nel libro si distingue il modello organizzativo della forza pubblica di tipo “europeo” (più centralizzato) da quello di stampo anglosassone (più periferico e locale) e si accenna, il libro parla dell’Italia dove il fenomeno non è ancora così evidente, all’insorgenza crescente di “soggetti” privati che sono delegati al mantenimento dell’ordine sociale. L’ingresso del privato, nel campo della sicurezza, apre un capitolo tutto suo che per ora lasciamo da parte.

Vi è quindi una causa ‘sistemica’ non trascurabile per gli eventi indesiderati che conseguono all’esercizio della forza pubblica (il libro tratta in particolare dei casi Aldrovandi e Magherini) i quali non sono riconducibili mai a degli “eccessi” o al facile alibi delle “mele marce”.

In una terza parte si affronta la richiesta di forza pubblica. Esaminando quanto accaduto nei mesi di marzo – maggio 2020, durante la pandemia, si vede come delle condizioni di alta emergenza gestite con uno scarso coinvolgimento collettivo (anzi nello specifico italiano di quei mesi il “collettivo” era demonizzato e messo al bando) hanno prodotto una ‘richiesta’ di polizia, una policing populista, che ha scompaginato tessuti ideologici e definito delle nuove ed inusitate alleanze in nome dello stato d’eccezione.

Questo non lascia del tutto tranquilli perché è un dato di fatto che le emergenze (lo stato d’eccezione che ne consegue) sono sempre più uno strumento di governance e non se ne esce facilmente. Ora poi che ci troviamo ad un passo dall’emergenza più grande: la guerra in casa (ché alla guerra fuori casa sembra di essersi già abituati) non possiamo che aspettarci un ulteriore spostamento della società civile verso posizioni della cultura militare.

Su quest’ultima, poi, bisognerebbe aprire un intero capitolo. Il percorso di abolizione del servizio militare obbligatorio, iniziato con gli anni 2000 e arrivato a compimento nel 2004, vede una progressiva militarizzazione delle forze di polizia. Aver svolto il servizio di leva volontario facilita l’accesso a servizi delle FdO civili che si uniformano progressivamente ai modi dell’educazione militare. (cfr. per esempio “Il soldato (im)perfetto. Addestramento militare, polizia e tortura” di Charlie Barnao – 2019).

Per concludere si può dire che i recenti ‘fatti di Pisa‘ (che poi a ben vedere sono piccola cosa di fronte a quello che i ragazzi, i lavoratori, gli immigrati esperienzano quotidianamente per le strade delle città) non sono per nulla casuali e anche il recente film “Di vita non si muore” sulla vita di Carlo Giuliani, di cui si è già parlato, gira attorno a questo importante nodo.

intanto, in tempo di guerra, si arruola

Ommot, finalmente marzo, 2024


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